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Regno Unito: il futuro della riforma IR35

Il 18 marzo 2020 il Regno Unito ha posticipato di 12 mesi l’entrata in vigore della riforma relativa alle regole IR35 (che sarebbero dovute entrare in vigore dal 6 aprile 2020) e che disciplinano i parametri per la tassazione degli appaltatori.

Dal 6 aprile 2021, le medie e grandi imprese che si avvalgono di rapporti di collaborazione con appaltatori che forniscono servizi attraverso società intermediarie o società di servizi, dovranno dichiarare il proprio tax employment status, (status occupazionale). La ratio è quella di stabilire se essi agiscono, effettivamente, come dipendenti e se, quindi, sono tassati in quanto tali.

Anche Lord Forsyth di Drumlean si è espresso sulla questione e in una riunione della House of Lords Finance Bill Sub-Committee ha affermato che portare avanti le modifiche dal 6 aprile 2020 sarebbe stato scorretto, vista la diffusione del Covid-19.

A maggio, la stessa sottocommissione della Camera dei Lord ha pubblicato una lettera che aveva precedentemente inviato a HM Treasury. Di seguito le preoccupazioni evidenziate nella lettera:

  • Costi: la sottocommissione ha elencato una serie di oneri amministrativi che la riforma imporrà alle imprese, valutando i costi di avviamento e di esercizio. Questo, in aggiunta alla prospettiva di una riduzione degli affari e delle aliquote ridotte per gli appaltatori, ha portato la sottocommissione a chiedersi se il costo originale sia appropriato e, soprattutto, se entro il 6 aprile 2021 le società si saranno riprese dalla crisi determinata dal Covid e saranno in grado di far fronte alle spese.
  • Verifica delle misure esistenti nel settore pubblico: nell’autunno 2017 HMRC ha commissionato una ricerca sull’attuazione delle regole nel settore pubblico. La sottocommissione ha chiesto perché non sia stata effettuata una valutazione indipendente completa per considerare il pieno impatto delle riforme.
  • Valutazioni generali: prima dell’annuncio della riforma, molte aziende del settore privato avevano deciso di adottare soluzioni interne per gestire i rapporti con gli appaltatori così da gestire il rischio e i costi associati alla revisione degli impegni. Sebbene HMRC abbia chiarito che effettuare valutazioni generali non significa, necessariamente, agire con ragionevole cura, la sottocommissione ha chiesto ad HMRC come identificare le aziende che non applicano correttamente le regole e, soprattutto, quali sono le sanzioni applicabili.
  • Holding: si teme che la riforma possa spingere gli appaltatori a cercare soluzioni alternative quali, ad esempio, il ricorso a holding che potrebbero utilizzare schemi di remunerazione mascherati. HMRC indagherà sulle misure poste in essere per fronteggiare tale rischio.
  • Lo strumento CEST (Check employment status for tax): benché lo strumento in esame sia stato oggetto di revisione alla fine del 2019, non ha ancora raggiunto la perfezione. Le lacune individuate riguardano il basso numero di risposte definitive, la mancanza di ponderazione per la reciprocità degli obblighi e il conflitto con casi giudiziari. La sottocommissione ha chiesto perché la mutualità degli obblighi non sia stata ancora considerata e quali sono le misure in atto volte al miglioramento dello strumento CEST.

Non sono mancate, inoltre, domande relative all’impatto della riforma sul sistema economico e fiscale.

In una situazione normale, un periodo di 12 mesi sarebbe stato sicuramente sufficiente per consentire al governo di affrontare e risolvere tutti i problemi elencati, attraverso una consultazione del settore e modifiche alla bozza di legge. È chiaro, però, che in una situazione di emergenza, come quella che stiamo vivendo, ci siano questioni più urgenti da affrontare.

Giacché il nuovo sistema fa parte del Finance Act 2020, si consiglia alle aziende di utilizzare il tempo a disposizione per capire come applicare le nuove regole e valutare i nuovi impegni che potrebbero essere necessari a partire dal 6 aprile 2021.

Redazione